Produzioni video




- NON DEVO GUARDARTI NEGLI OCCHI: LO ZOO DELLE DONNE GIRAFFA
In un villaggio dell’estremo nord della Tailandia, sotto la luce assordante di un sole tropicale, un gruppo di turisti passeggia tra capanne e surreali esseri femminili: entità fuori dal tempo, abbigliate in splendidi abiti etnici e adornate da una vistosa spirale di anelli scintillanti che ne cinge il collo.
Le donne che, immobili e sorridenti, si concedono agli scatti fotografici degli affamati visitatori sono le notissime “donne giraffa”, epiteto con cui vengono comunemente chiamate le appartenenti all’etnia dei Kayan.
Profughi fuggiti dalla Birmania, per scampare alla sanguinosa guerra civile che, da lunghi anni, imperversa nella propria terra d’origine. Esseri umani oggigiorno confinati entro onirici villaggi, dove, in risposta alla decisione del governo tailandese di promuovere forme di turismo alternativo nelle regioni nel nord del paese, accolgono quotidianamente centinaia di turisti desiderosi di confrontarsi, per qualche breve istante, con una presunta etnicità allo stato puro.
Non devo guardarti negli occhi: un surreale cine-poema in pellicola Super-8 dedicato alla vita negli “zoo umani” della Tailandia, interpretato dalla potente voce di Giovanni Lindo Ferretti e dalle mesmerizzanti musiche di Roberto Passuti. Primitivismo visivo, musica industriale, poesia pura.
L’opera è attualmente in vendita come parte integrante dell’opera: Martino Nicoletti, Lo zoo delle donne giraffa: un viaggio tra i Kayan nella Tailandia del nord, Roma, Exòrma Edizioni.
Non devo guardarti negli occhi: lo zoo delle donne giraffa: di Martino Nicoletti, UK, 6 min., lingua: Inglese/Italiano, Produzione “Stenopeica” (Glasgow – Bologna), © Martino Nicoletti, 2011.
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- THE NINE DOORS
Un cinepoema ispirato al mito esiodeo della stirpe divina degli eroi, che si ritiene sie esistita tra il temine dell’età del bronzo e quella del ferro, tra Dvapara e Kali yuga.
Un fulgido, quanto fugace ritorno all’età dell’oro.
L’opera è dedicata alla memoria di Romano Mastromattei (1936-2010), maestro e amico dell’autore.
The Nine Doors: di Martino Nicoletti, UK, 8 min., lingua: Inglese/Italiano, Produzione “Stenopeica” (Glasgow – Bologna), © Martino Nicoletti, 2010.
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- KULUNGE SUPER 8
Un breve documento in pellicola Super 8, relativo al popolo dei Kulunge Rai, etnia tibeto-birmana del Nepal dell’est.
Regia, riprese, montaggio e colonna sonora originale di Martino Nicoletti; ingegnere del suono Constantin Louis.
Kulunge Super 8: di Martino Nicoletti, UK, 7 min., lingua inglese, Produzione “Stenopeica” (Glasgow – Bologna), © Martino Nicoletti, 2010.
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- CHOD: IL SACRIFICO DI SE'
Nel cuore delle montagne himalayane, ancor oggi, alcuni rari officianti religiosi appartenenti all’antica fede prebuddhista tibetana del Bön, compiono un lungo pellegrinaggio rituale attraverso i “luoghi di potere” della regione del Dolpo. Siti sacri abitati da divinità montane, geni e spiriti delle acque. Luoghi selvatici, infestati da demoni e pericolosi fantasmi dall’indole violenta.
In un universo avvertito come una costante e delicata interazione tra la dimensione umana e quella delle potenze invisibili, il pellegrinaggio ha come principale obiettivo la pacificazione degli spiriti locali, così da rinsaldare eventuali lacerazioni nelle relazioni tra i due mondi. Il viaggio – la cui durata può tradizionalmente variare tra i 7 e i 108 giorni – ha infatti spesso luogo per scongiurare il pericolo di epidemie, come forma di esorcismo o come prassi terapeutica nei riguardi di specifiche malattie causate da entità sovrannaturali.
Nel corso del pellegrinaggio gli officianti, destata l’attenzione degli spiriti attraverso atti violenti di provocazione, ne evocano la presenza servendosi di strumenti musicali magici: trombe ricavate da femori umani (kangling) e tamburelli a clessidra (damaru) le cui casse sono costituite da crani. Nella tradizione liturgica tibetana a questi strumenti musicali è attribuita una specifica valenza evocatoria, con particolare riguardo agli spiriti connessi con la dimensione funeraria o alle entità appartenenti al pantheon “irato”.
Nucleo centrale del viaggio è l’officio reiterato di un rituale meditativo di autosacrificio, il chöd (lett. “tagliare”): l’officiante, dopo aver invitato a convegno una folta schiera di esseri invisibili di varia natura e livello gerarchico, visualizza il proprio corpo come interamente smembrato da una divinità femminile di saggezza (dakini). Le varie parti, dopo essere state sezionate, gettate in un immenso calderone e opportunamente cotte, sono trasmutate in sostanze pure e “nettare d’immortalità”, così da essere offerte in nutrimento agli invitati nel corso di un singolare banchetto cerimoniale.
Al di là del suo aspetto esteriore – di offerta sacrificale alle entità locali – il chöd rivela profonde implicazioni filosofiche, connesse con la nozione di compassione universale (bodhicitta). In questo senso, il sacrificio costituisce una rara occasione per beneficiare spiritualmente gli esseri viventi privi di un corpo materiale, ancora prigionieri delle fitte trame del samsara, il ciclo ininterrotto di nascite e morti.
In un senso ancora più profondo, la cerimonia, attraverso il totale dono di sé agli esseri invisibili, si propone di recidere radicalmente l’attaccamento del praticante al corpo fisico e l’identificazione con il proprio illusorio Ego individuale. Gli immateriali nemici di ogni autentico progresso spirituale.
Kulunge Super 8: di Martino Nicoletti, UK, 6 min., lingua inglese, Produzione “Stenopeica” (Glasgow – Bologna), © Martino Nicoletti, 2008.